A cavallo tra la fine dell’800 e i primi del 900 Giuseppe Sangiorgi, giovane imprenditore, sognava l’istituzione di una rete di case del pane nelle quali si offrisse gratuitamente il pane a chi non aveva la disponibilità economia per
acquistarlo.
Il contesto sociale ed economico del tempo non era dei migliori, a causa delle crisi politiche ed economiche che
avevano dato una distinzione netta alla società (ceti nobili o borghesi e ceti meno abbienti come contadini e piccoli
artigiani), e a causa dell’industrializzazione il fenomeno della disoccupazione era sempre più diffuso. Il pane, che
era l’unico alimento per gran parte della popolazione, costava molto di più di quanto tanti si potessero
permettere e la malnutrizione era una delle cause più frequenti di morte.
In un libro, Sangiorgi, scrisse le sue teorie riguardanti l’imprescindibilità del diritto al pane per tutti, da realizzarsi con la municipalizzazione spinta dei forni in modo da garantire il pane a tutti coloro che non potevano permetterselo. Nel 1903 aveva messo a disposizione la propria casa di Massa Lombarda e un contributo di
15000 lire per la realizzazione della prima “Casa del pane”.
Contemporaneamente la Regina Margherita intensificò la sua adesione ad innumerevoli iniziative di tipo benefico
e caritatevole, grazie anche alla sua posizione a Corte nel ruolo di Regina Madre. Ella si interessò alle iniziative
del Sangiorgi, assumendone il patronato e stimolando la partecipazione attiva di finanziatori e benefattori.
L’entusiasmo per le Case del Pane si spense però nel giro di pochi anni, a causa della progressiva defezione dei finanziatori delle varie iniziative (dopo essersi accertati che non vi erano ritorni economici preferirono rinunciare in quanto non erano interessati agli aspetti benefici) e della Grande Guerra.