Data storica 1500
La prima data storica risale nell’anno 1500, dove il poeta Giovanni Battista del Tufo scrisse, ” Il Ritratto o modello delle grandezze, delizie e meraviglie della nobilissima città di Napoli”, componimento poetico diviso in sette ragionamenti, nel quale elogia la propria città natale.
Racconta delle zeppolelle, croccanti delizie di pasta cresciuta che uscivano dalla friggitoria cosparse di miele.
Data storica 1837
Il passo alla versione salata fu breve, baccalà, pesce azzurro e alici furono i primi companatici, come riporta il duca Ippolito Cavalcanti nel suo trattato Cucina teorico-pratica del 1837.
Dovrebbe essere nata ancor prima della pizza napoletana, del popolo napoletano nei periodi di crisi popolare economica. Alla fine della seconda guerra mondiale la città era priva di tutto.
Anche la pizza napoletana era diventata quasi un lusso, per farla ci voleva il forno a legna, e poi andava condita con la mozzarella e il pomodoro, che spesso non si trovavano, e comunque costavano.
Occorreva qualcosa di facile da fare per chi doveva venderlo, e di economico per chi doveva comprarlo, per questo viene vista come “sorella povera della pizza al forno”. Famosa era la “pizza a otto“, mangiata subito ma pagata dopo otto giorni.
Pizza del popolo
La “pizza fritta”, definita anche “pizza del popolo” perché venduta per le strade soprattutto dalle donne, di casa per arrotondare le condizioni precarie economiche familiare del dopoguerra.
La pizza viene venduta come cibo da strada fuori dalla propria abitazione denominata vascio, ovvero sono le case popolari al piano terra che affacciano direttamente sulla via.
Solitamente, durante la frittura, le pizze fritte si gonfiano, al proprio interno condite con ricotta, provola affumicata, cicoli o comunemente chiamati ciccioli (pezzi di grasso di maiale) o salame napoletano, un po’ di passata, pepe, una foglia di basilico.
Film L’oro di Napoli
Della pizza napoletana fritta, e del periodo del suo massimo fulgore, è rimasta comunque una testimonianza illustre nell’episodio de “L’oro di Napoli”, regia di Vittorio De Sica.
Giacomo Furia, venditore di pizze fritte, va all’affannosa ricerca di un anello che la moglie infedele. Una stupenda Sophia Loren, finge di aver perso nell’impasto l’anello regalato dal marito, con questo film si può rivivere la Napoli del dopoguerra.
Buona lievitazione!